Perth, 4 aprile 1979 - New York, 22 gennaio 2008
mercoledì 30 gennaio 2008
Il necessario in sè per sè
Quel primo dicembre è esploso come una bomba cambiando la mia vita come può farlo ogni evento importante.
Di cose di cui avrei voluto scrivere ne son passate tante ma le parole son rimase intrappolate fra 1.000 altri pensieri e 100.000 azioni.
Treni presi all'improvviso, macchine azzurro-puffo che sfrecciavano in ogni dove. Ero sempre pronta a fuggire verso qualsiasi richiesta d'aiuto.
Io come al solito ne ho ricavato amore, quella linfa essenziale di cui mi nutro per vivere.
Questo è stato il dilemma principale di questi giorni.
Come vive la gente?!? Cosa gli serve per andare avanti?!?
Alle volte credo che tutto sia totalmente collassato su sè stesso in un gioco macabro di bisogni.
Per quanto mi riguarda sembra che ciò che serve a me per sopravvivere è "fare del bene" , che in realtà è "fare del bene a me", uno strano egoismo insegnatomi presumibilmente dalla Chiesa Cattolica. Se io faccio star bene qualcuno vivo della sua gioia riflessa. Eppure non sono assolutamente buona, se chi mi conosce bene provasse a descrivermi direbbe che sono superficialmente caramellata ma interiormente ripiena di fiele.
Eppure mi muovo in questa giungla con l'unico scopo di accumulare amore, lo prendo dagli uomini e dagli animali, dalle piante e dagli oggetti creati con cura.
Altri invece non hanno questa necessità, hanno bisogno di riempirsi d'altro: d'orgoglio, di stima o semplicemente di soldi. Sinceramente...rimango attonita e perplessa!
Probabilmente è per il fatto che io non mi amo abbastanza, se fossi nata senza una lira (perchè a quel tempo c'erano le lire) darei un valore diverso a tutto ciò che è materiale, ma non posso fare a meno di temere questa gente.
Giorni fa una discussione mi ha riportato alla mente come odiassi essere toccata, semplicemente sfiorata, sentivo come se in me entrasse dentro tutta la disperazione dell'altra persona, altre volte invece credevo di sentire quanto fosse viscido il mio interlocutore. Ciò mi portava a disprezzare veramente il genere umano, ero una creatura debole e priva di compassione. La mia paura era che gli altri volessero prendere da me qualcosa che mi era di fondamentale importanza.
Ora tutto è cambiato, penso che le persone abbiano bisogno di essere toccate, rassicurate e amate ma nonostante tutto rimane il timore verso coloro che non hanno i sentimenti come prioprità per sopravvivere.
Di cose di cui avrei voluto scrivere ne son passate tante ma le parole son rimase intrappolate fra 1.000 altri pensieri e 100.000 azioni.
Treni presi all'improvviso, macchine azzurro-puffo che sfrecciavano in ogni dove. Ero sempre pronta a fuggire verso qualsiasi richiesta d'aiuto.
Io come al solito ne ho ricavato amore, quella linfa essenziale di cui mi nutro per vivere.
Questo è stato il dilemma principale di questi giorni.
Come vive la gente?!? Cosa gli serve per andare avanti?!?
Alle volte credo che tutto sia totalmente collassato su sè stesso in un gioco macabro di bisogni.
Per quanto mi riguarda sembra che ciò che serve a me per sopravvivere è "fare del bene" , che in realtà è "fare del bene a me", uno strano egoismo insegnatomi presumibilmente dalla Chiesa Cattolica. Se io faccio star bene qualcuno vivo della sua gioia riflessa. Eppure non sono assolutamente buona, se chi mi conosce bene provasse a descrivermi direbbe che sono superficialmente caramellata ma interiormente ripiena di fiele.
Eppure mi muovo in questa giungla con l'unico scopo di accumulare amore, lo prendo dagli uomini e dagli animali, dalle piante e dagli oggetti creati con cura.
Altri invece non hanno questa necessità, hanno bisogno di riempirsi d'altro: d'orgoglio, di stima o semplicemente di soldi. Sinceramente...rimango attonita e perplessa!
Probabilmente è per il fatto che io non mi amo abbastanza, se fossi nata senza una lira (perchè a quel tempo c'erano le lire) darei un valore diverso a tutto ciò che è materiale, ma non posso fare a meno di temere questa gente.
Giorni fa una discussione mi ha riportato alla mente come odiassi essere toccata, semplicemente sfiorata, sentivo come se in me entrasse dentro tutta la disperazione dell'altra persona, altre volte invece credevo di sentire quanto fosse viscido il mio interlocutore. Ciò mi portava a disprezzare veramente il genere umano, ero una creatura debole e priva di compassione. La mia paura era che gli altri volessero prendere da me qualcosa che mi era di fondamentale importanza.
Ora tutto è cambiato, penso che le persone abbiano bisogno di essere toccate, rassicurate e amate ma nonostante tutto rimane il timore verso coloro che non hanno i sentimenti come prioprità per sopravvivere.
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